La Stazione Zoologica Anton Dohrn, meglio noto come Acquario di Napoli, è un istituto di ricerca di Napoli, dedicato alla ricerca di base in biologia.
La ricerca è in gran parte interdisciplinare e coinvolge i campi dell’evoluzione, della biochimica, della biologia molecolare, della neurobiologia, della biologia cellulare, dell’oceanografia biologica, della botanica marina, della biologia molecolare delle piante, dell’ecologia bentonica e dell’ecofisiologia.
Fondata nel 1872 come impresa privata da Anton Dohrn, nel 1982 la Stazione Zoologica è passata sotto la supervisione e il controllo del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica come Istituto Nazionale.
La storia dell’Acquario di Napoli
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La Stazione Zoologica è stata fondata nel 1872 dallo zoologo tedesco Anton Dohrn (1840-1909). A Jena, Dohrn era uno studente di Ernst Haeckel che lo introdusse al darwinismo. Dohrn ha pensato all’istituto di Napoli come centro pilota di una rete mondiale di strutture di ricerca per studi di biologia marina.
Un ingegnere inglese, Alfred Lloyd, fu incaricato di progettare il nuovo istituto. Nella sua sede londinese di Portland Road aveva inventato un sistema per il riciclo dell’acqua che permetteva di conservare gli esemplari in una vasca per un lungo periodo di tempo senza dover cambiare l’acqua.
Sfruttando il sito del nuovo acquario di Napoli, Lloyd ha progettato un sistema per pompare l’acqua nelle cisterne direttamente dal mare, senza alcuna necessità di filtraggio. Un tale metodo di circolazione ebbe un successo immediato e fu imitato in molti altri acquari, compreso quello di Montecarlo.
La struttura dell’acquario
L’acquario di Napoli utilizza ancora questo sistema “semichiuso“, in cui l’acqua viene pompata da due grandi cisterne sotterranee nelle vasche e poi rifluisce, durante il quale si rinnova circa un terzo del volume dell’acqua. L’acqua viene prelevata dal Golfo di Napoli in un punto a 300 m al largo ea 11 m di profondità, e lasciata decantare in una grande vasca prima di entrare nelle cisterne.
Le ventitré vasche in esposizione, con capacità da 250 litri a 69.000 litri, utilizzano rocce vulcaniche per creare un ambiente naturale e sono illuminate principalmente dalla luce del giorno proveniente dai lucernari nel tetto. Tutti gli esemplari provengono dal Golfo di Napoli, che nonostante l’inquinamento è ancora uno dei focolai più ricchi di vita marina.
Particolarmente belle sono le vasche delle Gorgonie, un vero e proprio giardino fiorito sottomarino, e le Astroides. Anfore romane dove murene e granchi si annidano nell’oscurità e anfore napoletane avvolte in Spirographis contribuiscono all’atmosfera unica di questo acquario. In genere si possono osservare esemplari di tutte le specie autoctone, nei limiti della capacità espositiva. La fauna comune non ha particolari difficoltà ad acclimatarsi in uno spazio ristretto, mentre agli esemplari più delicati che generalmente non sopravvivono in cattività sono curati con particolare cura.
L’Acquario di Napoli è un esempio unico di stazione di ricerca ottocentesca che ha continuato ad operare nei suoi locali originari fino ai giorni nostri. La sua atmosfera cupa, quasi austera, incarna l’epoca in cui è stata fondata e il gusto contemporaneo sia nell’architettura che nei criteri di esposizione della vita marina, che ne fanno un monumento di straordinaria importanza storica.