Cosa rischia il datore di lavoro con una vertenza

Una situazione quella dettata dalla crisi economica sempre più drammatica, che ha fatto aumentare notevolmente il lavoro sul piano delle vertenze. La vertenza, che può essere mossa sia tramite sindacati che tramite l’ispettorato del lavoro, è uno strumento a tutela del lavoratore, che ha lo scopo di risolvere un conflitto con il datore di lavoro rivendicando i propri diritti.

In questo articolo spiegheremo come e quando è necessario fare vertenza, ma anche cosa rischia il datore di lavoro.

Quando e come fare una vertenza?

Quando il datore di lavoro non paga lo stipendio, non riconosce le ore di straordinario, fa mobbing, non permette di usufruire delle ferie dovute o conduce una condotta contraria a quanto disciplinato dalla legge o dal contratto collettivo, il lavoratore può agire con una vertenza sindacale.

Basta essere tesserati presso il sindacato per poter usufruire dell’Ufficio Vertenze. Si tratta dunque di una procedura decisamente meno onerosa rispetto all’intervento di un legale. E anziché anticipare eventuali costi, il lavoratore che agisce può accordarsi con il sindacato per riconoscergli una percentuale sull’incasso di quanto gli spetta, così da “ricompensare” il sindacato per il suo supporto o il legale fiduciario del medesimo per la sua assistenza.

Successivamente, il sindacato scriverà all’azienda una lettera di diffida esponendo il problema del lavoratore e chiedendo che i diritti di quest’ultimo vengano rispettati. Il datore di lavoro può a quel punto rispondere subito e accettare di trovare un accordo, si arriva così alla cosiddetta conciliazione, che ristabilisce una situazione di normalità. La vertenza può essere presentata sia durante che dopo il rapporto di lavoro.

Cosa succede quando non si arriva alla conciliazione?

Quando il datore di lavoro non risponde o non intende trovare un accordo con il dipendente, a subentrare nella vertenza sindacale sarà il legale fiduciario dell’organizzazione, che procederà con tutte le attività stragiudiziali del caso. (leggi l’articolo dedicato alle dimissioni per giusta causa).

In alternativa, ci si può rivolgere ad un avvocato specializzato e presentare un ricorso al giudice del lavoro competente per territorio per chiedere che venga accertato il comportamento inadempiente del datore di lavoro e il risarcimento del danno subito dal lavoratore.

Per procedere con la causa il lavoratore dovrà essere in possesso di prove, sia documentali che testimonianze, volte a comprovare il proprio diritto fatto valere in giudizio.  Per avviare il procedimento di una causa di lavoro, ci sono dei parametri di riscontro dei diritti lesi. In poche parole deve essere presente un danno al lavoratore che sia palese, sia sul piano reale che morale.

Di solito, nel giro di un anno o due il Giudice emette il suo pronunciamento a cui segue una sentenza ingiuntiva di pagamento nel caso in cui vi siano state anomalie in merito ai pagamenti o può ordinare la riassunzione nel caso in cui la vertenza abbia riguardato un licenziamento non supportato da giusta causa.