È di pochi giorni fa la notizia del rinvenimento di una nuova eccezionale scoperta a Pompei, quella della casa degli schiavi. Quasi duemila anni dopo la sua distruzione, la famosa città antica continua a rivelare tracce della sua vita quotidiana.
La città campana ha affascinato storici e archeologi di tutto il mondo per diversi secoli, da quando i suoi resti cominciarono ad emergere casualmente alla fine del Cinquecento. Ma fu solo nel secolo successivo che gli scavi rivelarono davvero il tesoro nascosto sotto terra a una ventina di chilometri da Napoli, città ricca di musei e chiese storiche.
Quando iniziarono gli scavi a Pompei?
La scoperta (casuale) di Pompei avvenne in epoca moderna. I primi ritrovamenti si verificano tra il 1592 e il 1600, durante la costruzione del canale Sarno ad opera di Domenico Fontana. Ma fu solo nel 1748, sotto il regno di Carlo di Borbone, che il vengono intrapresi i primi scavi su quella che allora fu chiamata la Collina della Civita.
L’identificazione di Pompei non fu accertata fino al 1763, in seguito al decisivo ritrovamento di un’iscrizione. Da quella data fino alla metà del XX secolo sono stati riportati alla luce circa i due terzi dell’area originaria della città. Nel 2017 sono stati organizzati nuovi scavi per mettere in sicurezza gli accessi ad aree ancora inesplorate. Realizzati su un’area a forma di cuneo con una superficie di oltre 1000 m², hanno rivelato eleganti case, strade e osterie. Per la prima volta, questa campagna ha sfruttato i metodi e le tecnologie più avanzate, consentendo di recuperare molte informazioni che un tempo sarebbero andate perse.
Nell’ambito di questo vasto progetto multidisciplinare, gli archeologi hanno infatti potuto lavorare fianco a fianco con un archeozoologo che ha determinato la dieta degli abitanti, un archeobotanico che ha studiato gli spazi verdi, un antropologo che ha esaminato i resti delle vittime utilizzando anche il DNA analisi, e vulcanologi che hanno studiato le caratteristiche dell’eruzione.
Le scoperte a Pompei
Gli ultimi scavi forniscono indizi sulla vita degli abitanti di Pompei prima dell’eruzione del Vesuvio, dentro e fuori le loro abitazioni, e ci permettono di affinare la nostra conoscenza della città e dei suoi abitanti. Hanno rivelato strade, case e taverne. Le facciate conservano spesso grandi iscrizioni in lettere rosse o nere, lontani testimoni di una dinamica propaganda elettorale.
Nell’atrio della Maison au Jardin, un’iscrizione su carboncino sembra confermare che l’eruzione sia avvenuta nell’autunno del 79 e non il 24 agosto, come si pensava in precedenza.
Le abitazioni studiate hanno rivelato eccezionali decorazioni murali e pavimentali, come i mosaici della Casa di Orione, unicum che racconta un complesso mito legato alle stelle, di cui non si conoscono altri esempi. Insieme ai resti di vasellame, questi servizi permettono di ricostruire l’ambiente di vita di una certa società pompeiana del I secolo d.C.
Ancora in corso, gli scavi hanno portato a diversi ritrovamenti eccezionali. Ma il sito rimane un centro di ricerca titanico, per la gioia di archeologi e storici. Come affermato lo scorso luglio da Massimo Osanna, attuale direttore del Parco Archeologico di Pompei, “c’è lavoro per le prossime generazioni”.
Come raggiungere gli scavi di Pompei
Il mezzo più comodo per raggiungere gli scavi di Pompei è la linea del treno Circumvesuviana nella tratta Napoli – Sorrento. Dalle stazioni è possibile raggiungere facilmente a piedi gli scavi, da dove partono anche gli autobus che portano sulla cima del Vesuvio.
È possibile raggiungere gli scavi di Pompei anche in auto, usando i parcheggi custoditi presenti nei pressi degli Scavi e sul cratere del Vesuvio.